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La diagnosi precoce di esacerbazione è di grande importanza nel migliorare la gestione e la prognosi di questi eventi. Il monitoraggio analitico delle alterazioni cliniche nella fase prodromica della riacutizzazione, come ad esempio riduzione di indici come il FEV1 o l’aumento della tosse, non si sono purtroppo dimostrati utili nel predire l’inizio dell’evento. A oggi, la diagnosi precoce delle riacutizzazioni della BPCO è problematica perché il paziente tende a sottostimare i suoi sintomi e quindi giunge tardi all’attenzione del medico. E’ possibile individuare pazienti ad alto rischio di riacutizzazioni, per i quali si potrebbero implementare programmi di monitoraggio con l’ausilio di tecnologie informatiche che consentano di identificare più tempestivamente l’episodio di riacutizzazione. Attualmente, però, le sperimentazioni in questo senso non hanno portato a risultati soddisfacenti. Ai fini del management della malattia, per prevenire ricoveri inappropriati e viceversa intervenire precocemente nella cura delle riacutizzazioni bronchitiche, ad oggi non esiste una metodologia delineata, ma è emersa la necessità scientifica di individuare dei parametri che siano in grado di indicare al medico il momento migliore per intervenire. Inoltre, i pazienti a rischio di riacutizzazione vengono identificati sulla base di caratteristiche “statiche” (ad esempio la presenza di determinate patologie associate), e quindi non vengono prese in considerazione le variazioni fisio-patologiche che avvengono nel periodo immediatamente prima della riacutizzazione. La possibilità di un Sistema Esperto per la Diagnosi Precoce della Riacutizzazione della BPCO capace di prendere in considerazione tutti questi parametri non ha avuto finora nessuna reale applicazione pratica, né in Italia né all’estero. Al momento per permettere una diagnosi precoce di riacutizzazione nei pazienti ad alto rischio si ricorre al telemonitoraggio dei parametri vitali e dei sintomi attraverso l’ausilio di piattaforme di tele monitoraggio Multiparametrico Domiciliare. Le evidenze scientifiche sull’efficacia del telemonitoraggio nella BPCO non sono univoche, ma alcuni studi hanno mostrato risultati promettenti per quanto riguarda il numero di ospedalizzazioni (Pedone C et al., 2014). Lo stato dell’arte in materia è rappresentato da piattaforme come la piattaforma Sweet Age realizzata dal Campus Biomedico in collaborazione con un team cui hanno partecipato l’Università La Sapienza (CATTID) o la piattaforma Phebo di Evolvo e la Helth Kit di GESI. Tutte queste soluzioni solitamente adottano strategie simili per acquisire in modalità remota i dati, integrando molto spesso le informazioni acquisite attraverso l’uso di sensori con dati acquisiti attraverso la somministrazione di questionari secondo una certa programmazione giornaliera. Per quanto concerne le modalità di elaborazione dei dati acquisiti, l’approccio è quello in cui il professionista sanitario (ad esempio il medico specialista o l’infermiere) ispeziona visivamente i dati giorno per giorno. Questa procedura è però molto onerosa in termini di tempo e di personale specializzato coinvolto ed è chiaramente soggetta ad errori (EVOLVO). Il nostro dispositivo non necessita di una valutazione quotidiana del dato da parte del personale medico. Nelle altre soluzioni la modalità di elaborazione dei dati acquisiti è quella in cui il professionista sanitario (ad esempio il medico specialista o l’infermiere) ispeziona visivamente i dati giorno per giorno: Questa procedura è però molto onerosa in termini di tempo e di personale specializzato coinvolto ed è chiaramente soggetta ad errori. BPCOmedia non ha pertanto in questo momento concorrenti diretti.